Finalmente è stata realizzata una biostampa in 3D!
Riparare una trachea danneggiata non è un processo semplice: per questo i dottori Lee Smith e David Zeltsman hanno iniziato a considerare la stampa tridimensionale e l’ingegneria dei tessuti. Deve essere rigida abbastanza da resistere a tosse, starnuti e cambiamenti di pressione, ma anche piuttosto flessibile per permettere al collo di muoversi liberamente.
Con la stampa 3D è stato possibile creare un’impalcatura che i chirurghi hanno potuto esaminare e su cui si può lavorare in tempo reale per modificarne il design. Per di più ciò è possibile con un costo inferiore a mille dollari.
I disegni per modificare la stampante sono stati presi dal sito Thingiverse di MakerBot, per riuscire a stampare PLA con un estrusore e il biomateriale con l’altro.
La stampa risultante viene poi posta in un bioreattore, che assicura la crescita e la temperatura adeguata per le cellule viventi. Un dispositivo come questo può costare fino a 150mila dollari, ma, grazie ancora una volta alla stampa 3D, si possono creare ingranaggi e altri componenti per il proprio incubatore personalizzato. La capacità di creare prototipi, esaminare, toccare e poi riprogettare in pochi minuti, o poche ore, consente la creazione di questo tipo di tecnologia. Se si dovessero inviare i disegni ad una stampante commerciale lontana per poi riaverli alcune settimane più tardi, non si procederebbe ad un ritmo così spedito.
Le cellule sopravvissute al processo di stampa 3D sono in grado di continuare a dividersi e quindi la cartilagine della trachea è in grado di crescere similmente ad una trachea reale.